lunedì 22 febbraio 2010

QUANDO I BIMBI FANNO BOH

Che parapiglia!
Un piccolo raggruppamento di polli, galline, galli , pulcini, piccioni e galletti ,che si credono aquilotti ma ormai in fase di estinzione, è decimato da volpi e faine del circondario. Dal gruppo è stata tolta la gallina colpevole interrompendo la gerarchia costituita e per riorganizzarsi  si cerca un nuovo segretario nel suo piccolo territorio. Si scatenano lotte di becchi e di piume e nel nome del tanto usato slogan “largo ai giovani” un gruppo ristretto sceglie ed impone un povero pollastrello appena dismesso da una chioccia e riparato sotto le ali di un galletto borioso ormai aquilone di cartapesta e non aquila.
 La volpe avversa che vigila sul pollaio ride sotto i baffi e lascia fare.
 Il pulcino appena impennato è contento, sbatte le sue alucce spennate, gonfia il suo petto di piccione e gongola felice per l'intero borgo accompagnato dall'altro pulcinotto mai cresciuto e dal vecchio cappone che sa dove pizzicare . La vita scorre felice ed il petto si gonfia a dismisura. Ma arriva il giorno in cui bisogna decidere chi designare a capo del pollaio del mare. Apriti cielo!. Ai bimbi indecisi scappa di mano l'organizzazione. Subito l'agghindato gallo spennacchiato, che non canta più all'alba ma ride al tramonto si allontana dalla comunità e si illude di percorrere da solo la strada verso le sue origini marinare. Spera che il vecchio gallo sornione dell'altra sponda, legato da parentela, lo sostenga nel viaggio. Intanto i pulcinotti cominciano a uscire dal nido e spennacchiarsi le code, pardon a sfogliare la margherita, per individuare il candidato comune e condiviso da tutte le capponaie del gruppo. Come ogni bambino puzzano ancora di latte, fanno i capricci e ,viziati dal galletto badante, sparano escrementi a destra e a manca. Intanto trascurano e fanno finta di non vedere il miglior gallo del pollaio della marina, amato e benvisto dai pennuti indigeni. Temono la sua crescita e principalmente il pulcino della valle di staccione vicino all'albanica , amico di beccate del capo galletto e suo vice. Vede nella sua ascesa il possibile trombamento sui lidi con oscuramento del suo potere, se non la fine. Tutto il loro codazzo , quattro piume rinsecchite, li seguono mentre il vecchio cappone e la sua banda pascolano indifferenti altrove per poi venire subito a servirsi nel piatto del vincitore.
 Le piume del gruppo digrignano i becchi e per ora non li seguono .
 Gli indecisi setacciano il cortile di casa, non si trova nessuno, si passa a quello dei vicini, niente!
"Acca nisciune e fesso!" Dicono in quel di Napoli e tutti i volatili si disperdono al minimo segnale.
Le comiche non finiscono  mai e diventano commedia col botto finale.
Si ritorna al gallo ridens, che con le piume tra le gambe, è rientrato nel cortile, abbandonato e sbeffeggiato. Al povero ingenuone, vecchio e buono solo per il brodo, gli offrono qualche piatto di granone gli fan vedere lucciole per lanterne e fanno in modo che dal suo becco vien fuori il nome della pollastrella da designare. Appartiene ad un altro lido, ad un gruppo indefinito per cui ama saltare di ramo in ramo. Ultimamente stava appollaiata sulle spalle del gallo ruspante del nero monte , poi ha scelto le braccia del vecchio gallone, rappresntate a Roma ora del pulcino delle pendici del matese.
AZZ che scelta! Ma attenzione non è la loro, loro appoggiano!
Hanno fatto come il marito cornuto che per fare dispetto alla moglie se lo taglia. E' la vittoria degli sciocchi che credono di giocare come e quando vogliono perchè hanno il pallone.
Fermatevi, se potete. Prima crescete!
In questa storia di normale amministrazione nel paese Italia i soliti hanno avocato per sé il diritto esclusivo di parlare di nomi, di scelte ma mai dei problemi, dei programmi, di sviluppo, di dignità di onestà. Esercizi, questi ultimi, ad esclusivo appannaggio dei soliti polli che spero avranno la forza di appoggiare MONACO e sculacciare i bimbi che fanno solo BOH.
Anche loro hanno difeso la termolesità “ Più in BASSO di così

venerdì 12 febbraio 2010

Non ci resta che RIDERE

Il califfato langue ed il califfo va a purificarsi lo spirito. Chiede l’assistenza e la luce del Signore per continuare a fare le sue solite vaccate. Mica si reca col cilicio e scalzo a Castelpetroso! Ma va là! Cotanto uomo va in pompa ( tornata di moda nell’era del nano) magna oltre oceano “all’ammereca a NuvaJork”. Va a cercare la pace dello spirito e l'assoluzione per i suoi peccatucci condendo il travaglio con cene e cenette, abballi e abbuffate , convegni e merende. I sacrifici son fatti sempre in nome del suo amato e fedele popolo molisano e, quindi, è volato anche alla ricerca spasmodica di possibili sviluppi per esso. I sudditi felici pagano i sollazzi a lui ed alla sua corte. Questi uomini che tanto arrubano non cacciano mai un euro: tutto è bancomat istituzionale. In parole povere ,paga Pantalone. Ma pezzenti di poca fede abbiate speranza perchè tornerà più illuminato, sereno e rinvigorito con progetti e ricadute sul territorio: tutti i molisani cascheranno e si romperanno ancora il muso. Tutto si improvvisa nulla si programma.
Intanto accade nel suo pascolo.
Il suo sceriffo centrista , Untore Del Cavolo,per giustificare se stesso e darsi un'alone di credibilità declama con enfasi la convergenze di vedute e condivisione di progetti ( ma che vuol dire?) : sembra il discorso della solita battona di strada o escort d'alto borgo dove le vedute ed i progetti sono tanti e convergenti.
L’infermiere, cammello docile e ubbidiente ai comandi del padrone e della sua banda, è stato designato candidato ufficiale del PDL ( i  vari cespuglietti riparano le scarpe del boss dalla merda spinta dal vento) per un posto al sole nella stalla del mare. La malasanità è una malattia incurabile!
I compari di scampagnate che fan finta di stare sull'altra sponda, con pace e gioia di molti fessi, dopo tanto cercare hanno finalmente scovato il personaggio principe da proporre ai propri allocchi ma che resta gradito a Mustafà. Il puparo molisano , che sembra l'infiltrato nel partito da parte del gran califfo, ha saputo muovere le sue marionette inerti che puzzano ancora di latte e le ha accontentate con un piatto di ceci e un po di cotica. Udite popolo del PD, se avete ancora le orecchie e la forza di aprire gli occhi, i nostri vertici dopo aver scartato Antonio D'AMBROSIO, Filippo MONACO, bocciate le primarie (tolgono il gusto del comando alle mezze cartucce) hanno scelto un uomo che appartiene totalmente alla destra, al punto tale che non ha aderito al PdL perchè ritenuto troppo spostato al centro. Azz che bella scelta !
I suoi topi, fedeli nei secoli al califfo, in mancanza del gattone Mustafà abballano. Pardon osano uscire dal guscio e manifestano per le strade contro i cattivi tagli operati sulla sanità e sui licenziamenti dell’Ittierre ( era ora !) La chiusura annunciata degli ospedali inutili del SS Rosario di Venafro e Vietri di Larino crea malcontento tra gli indigeni del posto che manifestano per le strade del borgo. Contro Chi? Ma contro l’artefice di cotanto disastro e cattiva programmazione? Ma chi è? Qualcuno lo conosce! Boh! Hanno accettato di succhiare dalle zizze della vacca grassa nei momenti di floridezza ora con le spalle al muro sputano nel piatto dove hanno mangiato da sempre. Appartengono alla plebe delle roccaforti degli sceriffi del Califfo che hanno conquistati scanni a Bruxelles e Roma . Sinora erano tutti contenti ed accontentati ora si svegliano e si accorgono che la ricreazione è finita. Hanno dato valanghe di preferenze ai lor signori genuflettendosi sempre in cambio del tozzo di pane a discapito degli altri feudi , ma con il contributo dei feudatari. Ora si pretende , si spera e ci si illude che ancora i valvassini facciano intercessione presso il califfo e tutto ritorni nel buio e continui la pacchia aggravando ancora questa sanità sprecona, gonfiata ma pur sempre campo di merende per i soliti amici.(  vero avvocati, ingegneri,medici e commercialisti?)
Intanto accade nel sultanato.
I vertici della protezione civile che intervengono non solo sulle calamità naturali ( alluvioni, terremoti, smottamenti, scoppi, incendi ) ma ora anche su quelle umane ( cattive gestioni di rifiuti, di programmazione di eventi, di pranzi istituzionali ) sono nel mirino della magistratura per le allegre gestioni, senza controlli in nome dell'emergenza. Parola magica che giustifica la capacità di spesa dei nostri magnacci. Il grande prezzemolo degli appalti italiani sta in ogni minestra, viene rinviato a giudizio ed il suo vice e altri amichetti istituzionali arrestati. Prontamente si dimette ma il sultnano non le accetta e prorompe nelle solite filippiche contro i giudici. Subito il più fedele servile dei lacchè appronta un tribunale televisivo per difendere il pollo dello stesso pollaio. Il sultnano ed i suoi pretoriani sono intoccabili e hanno il diritto di non rendicontare a chicchessia, devono essere senza controlli.
Il Sultnano apre la porta dell'Europa a tutti e dopo Israele anche all'Albania. Chiude lo sbarco illegale agli albanesi, tranne qualche bella ragazza. Cià la gnocca stampata in fronte! Iinvita a sorridere perchè la vita è bella( cavolo meglio di così per lui!) e non essere sempre arrabbiati e cupi come quelli del centrosinistra.
Chi ha voluto il suo male pianga se stesso!
Divertiamoci e ridiamoci sopra tanto piangere ci costa lacrime e dolore.
Non contestiamo, fischiamo i nostri signori della politica ma sbeffeggiamoli semplicemente ridendogli sul muso ogni volta che aprono bocca, tanto raccontano solo barzellette.

martedì 2 febbraio 2010

Vassalli, valvassori valvassini

Nel medioevo il potere dei potenti si esercitava sul territorio mediante una struttura piramidale : il re, i vassalli , i valvassori e i valvassini. Il re nominava un suo fedele rappresentante responsabile di un feudo dandogli il diritto di goderne i frutti ed i benefici:  le terre, i braccianti, i castelli . Il vassallo in cambio garantiva piena obbedienza al suo signore e pronta collaborazione. I vassalli a loro volta potevano investire altri nobili, i valvassori di rango inferiore, che divenivano loro fedeli e  gestivano parte dei loro possedimenti. I valvassori potevano ancora suddividere ed investire altri nobili di rango ancora più basso,i valvassini. Questa ragnatela di dominio permetteva di controllare il territorio e principalmente di padroneggiare la servitù della gleba. Contadini senza libertà legati al terreno da lavorare ad esclusivo beneficio del nobile. Essi erano parte integrante della proprietà e non si staccavano mai da essa seguendone i vari cambi di padroni.
Nel nostro secolo nulla è cambiato e questo modello vive ancora . Si sono solo adeguati ai tempi i nomi le figure e le comparse, non più re vassalli valvassori e valvassini, ma capi-partito, parlamentari, governatori, consiglieri regionali, sindaci, consiglieri comunali. Il potere è gestito ancora con la ragnatela ramificata del feudalesimo che si diparte dall'alto sino al più piccolo borgo. Il capo di partito nomina nel feudo, la regione, il parlamentare o il governatore che a loro volta individuano nei loro domini i consiglieri regionali e sindaci. Questi ultimi nominano i consiglieri comunali. Questa è una gerarchia asimmetrica, diretta in un solo verso nel senso che se funziona "in una direzione", non funziona "nell'altra" . E' una prerogativa di scelta univoca dall'alto. Ogni carica si avvale nelle sue competenze di occupare, ogni volta che si apre un nuova possibilità, con uomini di fiducia tutte le nuove posizioni di gestioni e di dominio. Dal gruppo viene prescelto il nuovo signorotto. Tutto fa capo ad un referente l'insieme governa lo stato.
D'altronde come nel feudalesimo ci sono le guerre tra le fazioni per il dominio solo che sono dispute incruente giocate mediante elezioni dove viene invitato a comparsare anche il popolo: massa inutile ed ingombrante. Come in ogni lotta per la vittoria si cerca ogni mezzo lecito o no e principalmente si cerca di raggrupparsi in bande numerose ricercando equilibri nelle alleanze ed ordendo complotti. Lo scopo unico è solo l'accrescimento economico e di forza del singolo e del gruppo.
E gli altri individui di questa società ? Non esistono, sono e restano i servi della gleba. Essi devono lavorare, pagare i tributi ( le tasse ) e non pensare. Fanno parte del feudo e seguiranno docilmente il vincitore di turno che acquisirà i diritti della proprietà delle terre conquistate. Governare il territorio è semplicemente spartirsi le suo risorse dominare e schiacciare gli altri tendendo all'onnipotenza.
Nelle elezioni prossimi si ode e si legge : i partiti sono alla ricerca del candidato unitario. Certo stanno mediando e trattando sulle alleanze e sulle possibili divisioni dell'area per la spartizione dei castelli, pardon poltrone. Devono cercare di non perdere le posizioni acquisite anzi allargarle se la fazione risulterà vincitrice. In questa situazione il suddito e non cittadino resta alla finestra in attesa incuriosito di conoscere il nobile, si fa per dire, prescelto dal conclave dei potenti. Qualunque esso sia, indipendente dallo schieramento, cambierà il nome,la forma ma non la sostanza. Si penserà  solo alla divisione dei benefici, chiamati volgarmente denari, tra i partecipanti al banchetto.
Questa è la logica e se noi non la condividiamo allora rassegniamoci ed andiamo al mare. Se vince o il califfo Mustafà o l'emiro Von Rutuf è sempre la stessa minestra solo che invece dei fagioli avremo le cecerchie.
A Termoli per difendere le istituzioni feudali si cerca nel cerchio, anzi nella cerchia, il candidato sindaco negando di dare voce a quei cittadini che potrebbero rovinare gli equilibri e rompere il giocattolo. Il califfo come avevo già predetto ha scelto il suo cammello infermiere mentre dall'altra sponda l'emiro o gli emiri riuniscono ancora gli sceriffi per la scelta del dromedario tralasciando la possibilità delle primarie. Hanno paura di fare la fine della Puglia : i cittadini, finalmente non più sudditi, sceglierebbero in libera autonomia uno di loro .
Di là Niki VENDOLA, di qua Filippo MONACO . Uomini del popolo perchè lo rispettano, comprendono, conoscono ed amano. Per questo sono contraccambiati. Termoli è una città difficile viziata dalla gestione del  comando, dove si rimpiange il governo del Ras di destra perché faceva costruire in libertà, (piccoli abusi) parcheggiare dove volevi, affittare i buchi per i turisti senza controllo, scaricare l'immondizia in ogni luogo senza differenziare, in breve parole nel motto liberista : vivi e lascia vivere. Solo che loro ,gli amichetti, vivevano di speculazioni edilizie, di saccheggio del teritorio, di spartizioni di pingui bottini, di occupazioni di cariche con stipendi da nababbi mentre i fessi contenti di queste piccole cazzate.
Solo un uomo semplice vicino ai cittadini porebbe fargli rimboccare le maniche e guidarla verso una normalità spingendola oltre quel gretto campanilismo che le impedisce di decollare. Io riconosco in Filippo Monaco questa figura nuova e carismatica. Non lo conosco personalmente  ma ne ho sentito parlare bene da tutti e gode di un largo seguito nella base. Potrebbe raggruppare e rappresentare tutte quelle persone oneste senza padrini che nutrono ancora vergogna, posseggono dignità e riconoscono il rispetto. Con lui si potrebbe parlare di bene comune, di programmazione, di costruire un futuro dignitoso per tutti con qualche speranza di solidarietà sociale. Non è Gesù Cristo ma solo un uomo è potrebbe anche fallire. Importante è provarci e credere che nell'agire e guidato da buonafede.
Se i soliti di Isernia, Montenero, Campobasso, Larino e Sammartino negano la possibilità delle primarie, cioè del bagno del popolo, Monaco si deve candidare da solo con una propria lista.
E' meglio morire da Masaniello alla testa di un popolo orgoglioso che da cammello cavalcato dal suo signore che calpesta gli straccioni che si parano davanti al suo cammino.
Non si ringrazia o chiede perdono alla servitù perché si perde la sottomissione di essa.