Nel medioevo il potere dei potenti si esercitava sul territorio mediante una struttura piramidale : il re, i vassalli , i valvassori e i valvassini. Il re nominava un suo fedele rappresentante responsabile di un feudo dandogli il diritto di goderne i frutti ed i benefici: le terre, i braccianti, i castelli . Il vassallo in cambio garantiva piena obbedienza al suo signore e pronta collaborazione. I vassalli a loro volta potevano investire altri nobili, i valvassori di rango inferiore, che divenivano loro fedeli e gestivano parte dei loro possedimenti. I valvassori potevano ancora suddividere ed investire altri nobili di rango ancora più basso,i valvassini. Questa ragnatela di dominio permetteva di controllare il territorio e principalmente di padroneggiare la servitù della gleba. Contadini senza libertà legati al terreno da lavorare ad esclusivo beneficio del nobile. Essi erano parte integrante della proprietà e non si staccavano mai da essa seguendone i vari cambi di padroni.
Nel nostro secolo nulla è cambiato e questo modello vive ancora . Si sono solo adeguati ai tempi i nomi le figure e le comparse, non più re vassalli valvassori e valvassini, ma capi-partito, parlamentari, governatori, consiglieri regionali, sindaci, consiglieri comunali. Il potere è gestito ancora con la ragnatela ramificata del feudalesimo che si diparte dall'alto sino al più piccolo borgo. Il capo di partito nomina nel feudo, la regione, il parlamentare o il governatore che a loro volta individuano nei loro domini i consiglieri regionali e sindaci. Questi ultimi nominano i consiglieri comunali. Questa è una gerarchia asimmetrica, diretta in un solo verso nel senso che se funziona "in una direzione", non funziona "nell'altra" . E' una prerogativa di scelta univoca dall'alto. Ogni carica si avvale nelle sue competenze di occupare, ogni volta che si apre un nuova possibilità, con uomini di fiducia tutte le nuove posizioni di gestioni e di dominio. Dal gruppo viene prescelto il nuovo signorotto. Tutto fa capo ad un referente l'insieme governa lo stato.
D'altronde come nel feudalesimo ci sono le guerre tra le fazioni per il dominio solo che sono dispute incruente giocate mediante elezioni dove viene invitato a comparsare anche il popolo: massa inutile ed ingombrante. Come in ogni lotta per la vittoria si cerca ogni mezzo lecito o no e principalmente si cerca di raggrupparsi in bande numerose ricercando equilibri nelle alleanze ed ordendo complotti. Lo scopo unico è solo l'accrescimento economico e di forza del singolo e del gruppo.
E gli altri individui di questa società ? Non esistono, sono e restano i servi della gleba. Essi devono lavorare, pagare i tributi ( le tasse ) e non pensare. Fanno parte del feudo e seguiranno docilmente il vincitore di turno che acquisirà i diritti della proprietà delle terre conquistate. Governare il territorio è semplicemente spartirsi le suo risorse dominare e schiacciare gli altri tendendo all'onnipotenza.
Nelle elezioni prossimi si ode e si legge : i partiti sono alla ricerca del candidato unitario. Certo stanno mediando e trattando sulle alleanze e sulle possibili divisioni dell'area per la spartizione dei castelli, pardon poltrone. Devono cercare di non perdere le posizioni acquisite anzi allargarle se la fazione risulterà vincitrice. In questa situazione il suddito e non cittadino resta alla finestra in attesa incuriosito di conoscere il nobile, si fa per dire, prescelto dal conclave dei potenti. Qualunque esso sia, indipendente dallo schieramento, cambierà il nome,la forma ma non la sostanza. Si penserà solo alla divisione dei benefici, chiamati volgarmente denari, tra i partecipanti al banchetto.
Questa è la logica e se noi non la condividiamo allora rassegniamoci ed andiamo al mare. Se vince o il califfo Mustafà o l'emiro Von Rutuf è sempre la stessa minestra solo che invece dei fagioli avremo le cecerchie.
A Termoli per difendere le istituzioni feudali si cerca nel cerchio, anzi nella cerchia, il candidato sindaco negando di dare voce a quei cittadini che potrebbero rovinare gli equilibri e rompere il giocattolo. Il califfo come avevo già predetto ha scelto il suo cammello infermiere mentre dall'altra sponda l'emiro o gli emiri riuniscono ancora gli sceriffi per la scelta del dromedario tralasciando la possibilità delle primarie. Hanno paura di fare la fine della Puglia : i cittadini, finalmente non più sudditi, sceglierebbero in libera autonomia uno di loro .
Di là Niki VENDOLA, di qua Filippo MONACO . Uomini del popolo perchè lo rispettano, comprendono, conoscono ed amano. Per questo sono contraccambiati. Termoli è una città difficile viziata dalla gestione del comando, dove si rimpiange il governo del Ras di destra perché faceva costruire in libertà, (piccoli abusi) parcheggiare dove volevi, affittare i buchi per i turisti senza controllo, scaricare l'immondizia in ogni luogo senza differenziare, in breve parole nel motto liberista : vivi e lascia vivere. Solo che loro ,gli amichetti, vivevano di speculazioni edilizie, di saccheggio del teritorio, di spartizioni di pingui bottini, di occupazioni di cariche con stipendi da nababbi mentre i fessi contenti di queste piccole cazzate.
Solo un uomo semplice vicino ai cittadini porebbe fargli rimboccare le maniche e guidarla verso una normalità spingendola oltre quel gretto campanilismo che le impedisce di decollare. Io riconosco in Filippo Monaco questa figura nuova e carismatica. Non lo conosco personalmente ma ne ho sentito parlare bene da tutti e gode di un largo seguito nella base. Potrebbe raggruppare e rappresentare tutte quelle persone oneste senza padrini che nutrono ancora vergogna, posseggono dignità e riconoscono il rispetto. Con lui si potrebbe parlare di bene comune, di programmazione, di costruire un futuro dignitoso per tutti con qualche speranza di solidarietà sociale. Non è Gesù Cristo ma solo un uomo è potrebbe anche fallire. Importante è provarci e credere che nell'agire e guidato da buonafede.
Se i soliti di Isernia, Montenero, Campobasso, Larino e Sammartino negano la possibilità delle primarie, cioè del bagno del popolo, Monaco si deve candidare da solo con una propria lista.
E' meglio morire da Masaniello alla testa di un popolo orgoglioso che da cammello cavalcato dal suo signore che calpesta gli straccioni che si parano davanti al suo cammino.
Non si ringrazia o chiede perdono alla servitù perché si perde la sottomissione di essa.