mercoledì 15 settembre 2010

Cambiare o sostituire ?

Nella nostra regione comincia a crescere la febbre della politica per le prossime regionali del 2011 e le provinciali di Campobasso . I politici, intendendo per tali coloro che vivono esclusivamente di politica e sono tanti e stanno bene e non subiscono crisi, si mobilitano già da adesso ( anzi sono in ritardo), entrano in fibrillazione e cominciano a muoversi per raccattare voti per arrivare sicuri alla quota regalo , presumibile sui 2000 di media, molto meno per i partiti sputazza.
 Si riarma la pazienza e si sfodera la chiacchiera si rispolverano le parole ad effetto, si vendono paroloni e gli sprolochi si sprecano. Riappaiono i piaceri , si moltiplicano gli incarichi le consulenze e rifioriscono i servilismi, Che s'adda fa' pe campà' .
Tutti sono eccezionali, tutti promettono , tutti vogliono guardare con rinnovata fiducia al futuro alle innovazioni e danno spazio alle speranze e panzanate varie. E' un proiettarsi verso la vittoria. Di chi? Per che cosa si vince?.
 Bisogna cambiare pagina dice anche Iorio e gli fan eco i suoi cortigiani ed anche i pseudo avversari . Il verbo cambiare nella nostra lingua vuol dire di tutto : mutare,convertire,trasformare,correggere e diventare diverso. Viene abusato e stuprato da tutti i professionisti della politica ed al coro non si sottraggono coloro che partecipano alla cerimonia solenne ma non la celebrano ed allora vogliono essere i nuovi officianti .
Tranne qualche cecato tutti vedono la situazione non esaltante che si vive ed avvertono i disagi della gente e la loro rabbia ed allora avvertono il desiderio di tornare sul territorio: casa per casa si comincia la conta .
Si accusano gli altri, sempre gli altri sono i colpevoli del disastro attuale: Io sono l'alfiere senza macchia e senza paura.
Cambiare , certo. E' necessario ricominciare ma son finite le stagioni delle vacche grasse e la nostra minuscola società non può permettersi il lusso di avere parassiti con stipendi da favola. Bisogna realmente ridistribuire tra tutti le risorse esigue che siamo in grado di produrre senza creare forti squilibri tra chi lavora e chi amministra ed essenzialmente scovare inventori di iniziative e di nuove fonti di lavoro.
La politica come sin ora è stata pensata va cambiata : ritorna il solito verbo assillante.

Lasciamo le ideologie le sigle ed ora si abbia il coraggio di riportare in primo piano il rispetto, l'onestà e la legalità. Non è noiosa litania ma pura verità. Sembrano le tre parole ispiratrici della rivoluzione francese : fraternitè, legalitè e libertè. Son passati due secoli! E noi siamo ancora a questo!

Il verbo cambiare comincia ad avere senso se le parole, ormai si vendono a iosa nei mercatini e si intrecciano nei teatrini, son seguite da azioni concreti, fatti inoppugnabili che riaccendano finalmente nel cittadino spettatore la fiamma fioca della speranza a credere per lottare verso un futuro vicino.
La politica deve scrollarsi di dosso tutto il fango di privilegi, interessi, combine, ricatti, mazzette e riacquistare il volto dell'impegno sociale, di fucina di idee e di competenze, di legalità senza mire egoistiche di facile arricchimento sena sacrifici.
 Tutti concordano, anzi alcuni si sentono offesi perchè loro operano in tal senso. ( Boh !) Siamo noi che deviamo. E' facile per uomini senza faccia impegnarsi verso queste mete, poi, tanto una volta eletti,  si dimentica tutto. Famosa la battaglia di Arco, da non confondere con la pulsella Giovanna D'Arco di Orleans che morì sul rogo, che partì col suo Molise Civile con lo slogan di ridurre del 50% degli stipendi ai consiglieri e poi arrivò a diventare assessore ed ora presidente di un fantomatico Ente, senza battagliare per ridurre di nemmeno un cent per la politica.
 E allora! Semplice si va al voto con l'impegno di cambiare ma in attesa di poterlo fare da eletti se si vince si parte già con lo stipendio penalizzato perchè ogni consigliere lo divide con altri 5 giovani , una segretaria un avvocato, un commercialista, un ingegnere ed un architetto, nominati prima di essere eletti. Eleggi uno e paghi 6. Non si fanno assessori esterni, si eliminano tutti quei marchingegni e trucchetti che pompano lo stipendio e si elimina il privilegio delle pensioni d'oro. Piccoli passi per indicare che si vuole intraprendere seriamente il cambiamento vero, anzi la rivoluzione.
Almeno si dimostra che ci si impegna nella politica perchè ci si crede e non per puro opportunismo personale.  Questa idea, forse sarà anche balzana semplicistica,  ma è qualcosa per cominciare e deve servire a ricercare quegli elementi che rendano credibilità ed a differenziarsi .
Altrimenti  CAMBIARE  vuole dire SOSTITUIRE .
 Cambiando gli l'ordine degli addendi il risultato non cambia. E perché altrimenti io devo cambiare Iorio, Picciano,Berardo e via tutti gli altri con Ruta, Nagni, Di Leva, Totaro, Romano, Ziccardi, D'Alete . Qual'è l'elemento che contraddistingue gli uni dagli altri? Qualcuno illuso dirà i programmi: carta straccia da riempire i cessi. Trovate un appiglio valido, prova certa e solo allora il popolo cambierà idea e forse non andrà al mare, indipendentemente se ci sarà il sole o piove. Se non sapremo dimostrare con fatti concreti che si è  diversi tutto resterà immutato. Il popolo perde ed i soliti eletti vincono.

venerdì 10 settembre 2010

La pulizia delle stalle

Storiella delle lande desertiche
E' settembre le vacanze sono finite ed anche nel califfato del Soliman, sputazza di territorio nel grande deserto e simil a macchia di cacca di mosca sullo stivale del sultanano , il sommo Abbuffà, padre padrone ritorna nella sua reggia e si appresta alle consuete pulizie delle sue stalle. Come in ogni regno la forza dello stesso dipende dagli animali, capre, cammelli e dromedari, che si posseggono. Il Nostra ama i cammelli perchè  sono animali mansueti ed ubbidienti. Non hanno molta intelligenza ma trottano e galoppano sempre seguendo il padrone e, poi, sono dotati di gran spirito di adattamento : si spostano con facilità da una stalla all'altra e subito si ambientano.
Quest'anno riveste particolare importanza perchè nel prossimo o anche prima, dipende dalle lune e bizze degli animali, si farà la solita grande fiera quinquennale del regno. E' molto importante perchè con essa si decidono le stesse sorti del califfato ed in principal modo del suo califfo. In questa occasione ritornano in auge i cammelli che diventano oggetto del contendere e fonte primaria della supremazia sui signorotti minori e vicinori. Abbuffà uomo esperto e navigato è uscito vittorioso nelle ultime due fiere dopo che si era impadronito del regno con un colpo di mano e complotto senza ferir nessuno.
Sa benissimo come domare i suoi cammelli: li mantiene, li rinnova li redarguisce li onora e li distrugge. Ma principalmente gli offre una mangiatoia sempre piena dove sguazzano e si abbuffano.
Abbuffà  non è contento delle sue vittorie e vuole strafare e per essere sicuro anche della prossima stringe amicizia con gli altri signorotti, che sembrano all'apparenza sfidarlo. Il Grande, uomo dal cuore magnanimo, per amicizia e rispetto ma essenzialmente per far quadrare i fatti suoi si offre di ripulire anche le loro stalle. Sicuro della sua stalla ,uomo acuto e di parola, subito si mette all'opera e cerca di piazzare nelle stalle altrui i cammelli migliori che nella prossima fiera non creeranno problemi a quelli di proprietà. Analizza i cammelli esistenti nelle stalle vicine e considerato il cammino seguito ne deduce  che sono animali altamente affidabili e convince i padroni a lasciarli al loro posto. Ottime bestie  per la fiera e per il successivo pascolo di cinque anni. I giovani acerbi ed inesperti provenienti dalla masseria Pentra sono discreti cammelli da fiera e sono mansueti anche perchè privi di balle. Quello giovan del mare , dormiente sempre per cui passa inosservato e non lascia tracce, e quello di razza nana della masseria Monforte son talmente docili e servili che hanno perso l'uso della lingua per emettere bramiti o forse  latrare. In fin dei conti non osano nemmeno più far sentire la loro voce, si accontentano di poche carrube e tirano avanti. Un solo cammello sembra irrequieto, anzi malato, si muove sempre , si agita ad ogni rumor di foglia e parla e scrive: può andar bene per valorizzare anche gli altri.
 Il vicino massaro più potente del regno sta raggiungendo un accordo favorevole per i suoi nuovi cammelloni, oni perchè di stazza notevole, per condurli alla fiera e riportali vincenti nelle stalle. Principlamente si preoccupa del figliolo e del  nuovo che avanza, nuovo perchè da poco approdato alle sue stalle ma vecchio e navigato, circondato sempre da docili cammellini. Nella sua bontà infinita si adopera per accontentare le potenti famiglie del regno e si preoccupa di trovare insieme una nuovo rifugio ai loro cammelli che non ce l'hanno e corrono il rischio di venir scartati alla fiera o addirittur di non parteciparvi. Per il cammellino, per il lampadino scarafone e per il piccolo trombato ma giovin-vecchio condottiero , amico da sempre di merende, trova una nuova casa rinnovata per cui almeno è garantita la partecipazione  ed hanno un tetto dove ripararsi, . Sarebbe un peccato sono collaudati ed affidabili per inezia e fedeltà. Spera ,altresì, di trovare posto in qualche stalla all'avvenente cammella, utile già per la fiera del mare. Ama i cammelli ma una cammella rinvigorisce il gruppo. Gli altri quadrupedi esistenti , introvabili ed insignificanti, saranno sciolti e lasciati di girare in libertà tanto non se ne accorgerà nessuno della loro perdita e mancata partecipazione. Nessuna preoccupazione per la sua mandria sarà rinnovata o immutata non cambia niente. Le stalle son ripulite e la fiera è assicurata.
Abbuffà sei grande! Viva