martedì 6 marzo 2007

UN’INTERVISTA MAI FATTA

Il sig. Grattasempre onorevole della Repubblica italiana, è in questi giorni di crisi particolarmente attivo ed agitato. E’ il presidente della Commissione Giustizia della Camera ed è preoccupato di interrompere il suo lavoro molto importante per il popolo italiano. Sta lavorando alla revisione o annullamento delle tante leggi ad personam emanate nella precedente legislatura ed in primis su quella rilevante del conflitto di interessi. Si coglie l’occasione di parlare dell’attuale situazione politica sfociata nelle dimissioni del presidente PRODI.
Guardi la crisi di governo mi preoccupa fortemente perché un suo sviluppo negativo mi impedirà di portare avanti la programmazione prevista ma principalmente mi costringerà a tornare a casa prima di aver fatto mezzo mandato.
Perché
Per il duplice motivo che perderò tanti quattrini e mi impedirà di poter godere della pensione che viene lautamente concessa a tutti noi eletti , intenda per privilegiati, se si compiono almeno 2 anni e mezzo di mandato elettorale. Dovrò tornare nella mia circoscrizione e ricominciare da capo.
E le importanti revisioni su cui sta lavorando ,principalmente quella sul conflitto di interessi.
Si parla solo per giustificare la nostra esistenza ma procedono stancamente tra discussioni inutili ed accademiche. In definitiva interessano tutti noi parlamentari e sa destra o sinistra non conta: qui nel parlamento siamo tutti compari e ci aiutiamo e proteggiamo tra di noi. Ai nostri elettori diamo di tanto in tanto qualche pilloletta dorata che non lede i nostri interessi e, tantomeno, quelli degli amici influenti ed importanti.
Le sue idee i suoi discorsi per una giustizia stridono con il suo comportamento.
No, tutt’altro, perché io nato in un piccolo borgo da una famiglia operaia , ho dovuto affrontare una adolescenza piena di sacrifici ed una vita di rincorsa, patimenti, silenzi e servilismo ed ora mi godo la mia posizione. Il mio passato rappresenta il mio pensiero, identifica i miei ideali ma sta lì fermo ed è utilizzato solo come bandiera per mostrarmi al popolo.
E’ diabolico e machiavellico nel suo operato .
No sono semplicemente realistico più del RE ed utilizzo tutto il mio ingegno e le mie conoscenze per pararmi prima il mio culo e poi ,a tempo perso, quello degli allocchi che mi hanno eletto.
Ha studiato tanto nella sua vita per raggiungere questi livelli sopraffini del potere.
Riconosco che avere una laurea che corona un normale ciclo di studi non è un optional ma un punto fermo, partenza fondamentale per una vita di idee e di confronti. Io, di contro, posseggo, come la maggior parte dei mie colleghi , solo la terza media conseguita in una scuola statale. Poi, sfruttando la mia posizione, ho acquisito un diploma da un qualsiasi diplomificio sparso nel nostro paese Italia ed,infine, anche una laurea per corrispondenza in una delle tante e inutili piccole università distribuite sul territorio nazionale.
Questo contribuisce a giustificare il totale abbandono della politica del mondo dell’istruzione teso ad annullare il valore del merito nei titoli di studi.
Al politico non interessa che la scuola funzioni perché altrimenti delegittimerebbe la sua classe ignorante. Non solo, se si lascia la scuola allo sbando e tutti gli asini prendono un titolo di studi con votazioni medio alte si appiattisce il livello culturale per cui il politico può scegliere in questa melma i suoi protetti. Tutti, a questo punto, devono ricercare l’amicizia che conta se vogliono lavorare e più conta più in alto si sale. A questo puntoi noi politici diventiamo, indipendente dalle nostre capacità operative e culturali, padreterni ed inamovibili.
Amicizie che contano aiutano a raggiungere anche la sua l’attuale posizione.
Certamente se non avessi fatto dapprima il ragazzo tuttofare prima, l’autista poi ed infine il portaborse dell’onorevole segretario Mascellone non potevo cominciare mai la mia carriera politica. Sono stato sempre appoggiato e spinto dall’onorevole e dai suoi amici regionali e nazionali. Una volta entrato nella grande famiglia difficilmente si esce.
La politica diventa allora un punto fermo per i peggiori della nostra società.
Quando ero bambino vedevo il mio povero padre lavorare duro ma la vita era sempre più difficile allora mi sono posto l’obiettivo di vivere alle spalle degli altri in modo agiato e riverito senza fare niente e quindi osservavo ed analizzavo per cercare di capire cosa fare da grande. Non sono nato donna quindi la prima opzione naturale mi era preclusa:darla ad un uomo importante ed influente; calciatore, non so tirare un calcio nemmeno al mio cagnolino; boss della malavita, troppo pericoloso si può andare in carcere ed anche morire; prete, impossibile mi piacciono troppo le donne; professionista, bisogna studiare seriamente per diventarlo e poi si deve anche lavorare; l’unica possibilità adatta a quelli come me, ignoranti e fannulloni era la politica o il sindacato.
Sono due scelte simili
Fondamentalmente sì, entrambe ti permettono di vivere alle spalle dei lavoratori ma ti danno l’opportunità di mostrarti come difensore , a chiacchiere, dei loro interessi. Tutti i sindacalisti diventano uomini politici,ma come nella carriera militare sei importante solo quando diventi colonnello, generale, cioè alla fine quindi è meglio la carriera politica: conti da sempre. Ho scelto, quindi, di fare il politico ed il continuo non far niente mi ha permesso di servire la gente, conoscere quelli come me,stringere sempre mani. Ho imparato a non esprimere mai un opinione, a non schierarmi ,a dire tutto e il contrario di tutto, a promettere sempre a tutti, a rispettare i vertici della chiesa,del potere economico, a presenziare ogni manifestazione pubblica e religiosa.
Ero più generoso quando ero povero , insomma sembra che ho barattato il cuore con il denaro.

Ringraziamo l’onorevole per la schiettezza delle sue parole, ma io Vespon giornalista servile non le pubblicherò mai, altrimenti lo rovino questo grande uomo.
Il randagio

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