sabato 7 novembre 2009

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna?

Tu solitaria vai nel cielo ed osservi sconsolata e desolata le pene di questo mondo.
Noi andiamo sempre per bande felici e contenti in questo letamaio ad assaltare nuovi fortini.
Noi su questa terra sempre raminghi in cerca della luce gialla non del sole ma dei denari erriamo con le nostri greggi nelle valli del Molise , desertico ed abbandonato come il Gobi nell'Asia. Un approdo tranquillo e sicuro lo troviamo, in particolare nelle case chiuse ma aperte a noi. In esse ci rifocilliamo e recuperiamo le nostre forze. Alla fine gozzovigliamo ed ingrassiamo: il più ristretto di noi pesa pur sempre più di un porcello giunto a S.Antonio e pronto per le salcicce.

Siamo uomini di mondo e non resistiamo mai nello stesso posto ed alla chetichella senza nemmeno ringraziare scappiamo sempre con il malloppo.

Oddio non è reato : si ruba pur sempre ad un altro ladro!
Il nostro pollaio, ultimo ricovero, terminata la Primavera si e disciolto alle prime nevi ed è crollato sotto le raffiche del vento dell'autunno.
Ultimamente il massaro mastro Ndogno ci fa entrare annunciati da turbinio di fanfare tric trac e battamuro nel suo bel castello “Insieme Della Vergogna”, più conosciuto semplicemente dagli avventori come IDV. Nell'occasione ci presentiamo al banchetto di accoglienza con i nostri vestiti neri e sembriamo tanti pinguini allargati.
Il capobastone mostra la sua solita compagnia ,(buona , fedele nei secoli ed affidabile per tutte le stagioni)
E' ritornato il figliol prodigo.
Manca il subcomandante e lampadina.
I VALORI sono solo i piccioli ed il loro tintinnio, il resto è noia.Insieme si va verso la costruzione di un grande accampamento sinistro per cercare di superare quello Destro di Mustafà Michele.
Avremo sempre successo perché gli uomini di questo mondo sono sempre attratti e distratti da casini e belle donne.
Unico dilemma degli avventori, i soli paganti, se sciegliere l'originale del potente Mustafà o le brutte copie riunite nell'accordo di cartello.
O greggia mia che posi, oh te beata,
che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!

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