giovedì 5 febbraio 2009

GLI SPOT DELLA NOIA

La grande maitresse dell'informazione non finisce di stupire. Di tanto in tanto si sveglia dalla noia e rompe la consuetudine di celebrare un giorno si ed un altro pure il Michè nostrano e la sua corte.
Scopre dapprima un amore sviscerato per i cani, i quadrupedi non quelli a due zampe, e poi un attaccamento al suo sud , festaiolo e paesano.
I cani , poveretti vagano soli soletti, abbandonati e morti di fame per il nostro territorio ed un'ordinanza infame li vuole annientare affamandoli.
Occorre ribellarsi l''editto è partorito dal nemico ed allora si deve infangarlo e negativizzarlo . Si costruiscono i teatrini e ciak si gira: si fa ritrarre , bella tra le bestie, nel nobile gesto dell'offrire il cibo . Che scena toccante e bucolica, essa rappresnta lo stato d'animo della nostra e fotografa quello dei suoi sudditi. Ancora oggi continua il suo amore per questi derelitti e si batte per una loro sistemazione decorosa.
Non è raro incontrare la nostra mentre dialoga con i cani, ormai si intendono a meraviglia e non riesce più a distinguere i suoi fedeli da quelli randagi. ( Illusione tutti i cani veri sono morti di fame aspettandola)
Poi raccoglie tutti gli spezzoni delle sagre e feste più rappresentative del Molise ed usurpando la delicata canzone di E. Bennati realizza uno spot pubblicitario: Omaggio al Molise . Conclude : Ciao Padania, orgogliosi di stare nel sud. Che tristezza! Si vuole colpire il federalismo della lega, suoi amici di merende, ed invece si offende il nostro Molise.Tutto si riduce a feste ed inni di gioia . Manca nella sequela di immagini che evocano avvenimenti e tradizioni della nostra cultura il molisano, l'uomo e non il cane del sud, con i suoi problemi di lavoro e di sopravvivenza. Continua a morire di fame abbandonato dal re e dalla corte ma resta orgoglioso e con una profonda tristezza nel cuore emigra verso la Padania . Non ha più con sè la baligia di cartone e le pezze in culo,come i suoi antenati, ma si è evoluto ed adattato ai tempi veste jeans e lo accompagna il moderno trolley di plastica.
Se le immagini fossero in bianco nero e la canzone quella di Caruso sarebbe la perfetta fotografia del secolo scorso, anni venti.
NULLA E' MUTATO.
Solo i capibastone, gli amici , i lacchè, le preferite ed i sudditi fedeli restano in questa terra meravigliosa. Bivaccano e gozzovigliano espropriando il poveretto.
Quelle feste sono simboli di una tradizione vera ,che resta indelebile nel cuore del povero emigrante e sono l'espressione di uno spirito contadino forte attaccato alle sue orgini ma strappato dalla sua terra.

Non si ha il diritto di usurpare ed utilizzare per i propri capricci.
Bacchetta il tuo capo, qualche volta, sbattigli sul muso questa realtà e fagli capire che queste tradizioni sono l'essenza del suo Molise. Questa disgraziata regione, allora, dalle pianure alla montagna cavalcando colline e guardando il mare , ( TUTTA e non a macchia di leopardp privilegiando solo i compari) merita di essere difesa, onorata, valorizzata e pubblicizzata in modo che i suoi "cafoni" possano restare finalmente e forse ritornare.

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