lunedì 2 maggio 2011

I raccoglitori di ghiande

Nello sfruttamento sistematico di tutte le risorse del territorio nulla veniva lasciato al caso: tutto era codificato, anche la raccolta delle ghiande.”
Il Molise era ed è una terra a vocazione prettamente agricola con le sue dolci colline orlate da picchi ricoperti di boschi, bagnate da fiumi e torrenti che declinavano verso il mare. Nelle sue conche racchiuse da montagne con cime maestose verso il cielo si animava il mondo rurale con le masserie del grande massaro, il castello del signorotto, la casetta rurale del piccolo don, il casale del cafone arricchito ed il rudere del povero bifolco.
Era anche il tempo della fame e la diffusione abbondante della quercia sul territorio reclamava un suo uso intenso. E della quercia, come del maiale, non si buttava via niente e le ghiande, sua forma fruttifera, erano una risorsa per l'alimentazione umana e nelle povere case si preparava il pane con la farina di ghiande o il caffé di ghiande, anche se la ghianda di quercia era ed è sempre associata, nel pensiero comune, al cibo prelibato di maiali allevati o allo stato brado. 
Il povero per riscattare il suo stato sociale aveva solo un alternativ@: radunare armi e bagagli e andare ramingo per il mondo. ( Si andava al Nord e poi i figli diventavano leghisti) 
Nei periodi di raccolta per dar da mangiare ai maiali ed anche ai poveri servi della gleba si sguinzagliavano per le valli e per le selve i manipoli di servi addestrati per raccogliere ghiande utili ad ingrassare prima i porci del padrone e poi, se qualcuna ne  avanzava, i pezzenti.
 Era diventato un mestiere forse ricercato da molti, dava l'illusione di essere su un gradino sociale superiore e più vicini al padrone, ma ben praticato da pochi per cui ad ogni tornata si accresceva sempre di più la schiera di raccoglitori. Si spargevano per il contado e par farsi riconoscere attaccavano rudimentali ritratti in ogni dove, su mura, fontane ed abbeveratoi, e si prodigavano di raccogliere quante più ghiande per il padrone che a volte, per riconoscenza, li gratificava con prebende ed incarichi superiori. 
Una misera quantità per gli stessi lavoratori in confronto con i maiali. (Erano i tempi duri in cui non esisteva il 1 maggio e lavorare era un obbligo verso gli altri e non un diritto per se stessi).
Si poteva essere ammessi a raccogliere ghiande nella selva e nelle valli se i potenti lo volevano ,era assolutamente proibito scuotere i rami o batterli per far cadere i frutti ma si potevano percorrere liberamente tutti gli spazi. Quei servitori che il padrone reputava buoni, anche se promossi, li utilizzava in ogni raccolta e li inviava in più contrade, sempre nella speranza di accrescere i porci e quindi la proprietà ed il prestigio. Spesso i servi cambiavano padrone ma non mestiere: sempre raccoglitori restavano e le ghiande erano sempre le stesse. Si facevano  campagne intermedie dove era importante solo verificare quante ghiande si potevano raccogliere per poi contare, imporre e decidere nell’associazione dei pochi potenti che si spartivano le terre coltivate ed il potere.
Da allora tanta acqua è scorsa sotto i ponti, si è circondati da macchine asfissianti, tralicci e pale immense, tecnologia in ogni dove, ma lo spirito contadino ritorna sempre preponderante con le sue tradizioni : i raccoglitori di ghiande. Si adeguano ai tempi ma il concetto è lo stesso: il padrone il servo e le ghiande, pardon i voti dei cittadini.
Ribelliamoci di essere considerati alla stregua di ghiande per maiali e riacquistiamo la nostra dignità di essere, di pensare e di decidere.
Non tronchiamo l'illusione dei raccoglitori: a tutti ,amici, parenti, politicanti professionisti confermiamo a chiacchiere il nostro consenso. Almeno contribuiamo alla crescita del PIL, ma poi nella solitudine e nel silenzio della nostra cabina ANNULLIAMO LA NOSTRA SCHEDA.

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